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Antro della Sibilla

LA SIBILLA E IL SUO ANTRO

 

Tra le figure semimitiche, perché di fatto veramente esistite, che l’antichità classica ci ha tramandato, quelle delle Sibille sono sicuramente le più affascinanti. Esse erano leggendarie profetesse che conservando la verginità preservavano virtù profetiche, ispirate da una divinità, in genere Apollo. Infatti l’origine della parola Sybilla deriva, per alcuni, dalla forma dorica “sios” (theòs, dio) e da quella eolica “bòlla” (boulè, consiglio) che significa donna che dà consigli per ispirazione divina.

Le Sibille vivevano in nascondimento e si credeva che non fossero soggette al passare del tempo. Premesso che molti credevano nell’esistenza di una sola Sibilla che immortale si spostava all’occorrenza in più luoghi, le tre più conosciute sono la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, ma Varrone ne individua dieci aggiungendo all’elenco anche la Persica, la Libica, la Samia, l’Ellespontica, la Frigia, la Tiburtina e la Cimmeria.

Tra queste la più nota è la Sibilla Cumana perché legata alla leggenda di Enea,la quale in estasi pronunziava parole confuse lasciando a chi chiedeva il responso di interpretare il significato del messaggio. Della Sibilla Cumana si accenna per la prima volta in un testo di Licofrone, poeta greco del III sec. a.C. . Tra i romani il culto della Sibilla era già diffuso dal VI sec. a.C. in quanto una tradizione attesta che il re di Roma Tarquinio Prisco acquistò i Libri Sibillini (oracoli scritti in esametro greco) affidandoli ad un gruppo di sacerdoti con il compito di preservarli ed interpretarli per conto del Senato quando fosse necessario.

I detti testi dopo ebbero sorte avversa in quanto andarono persi in un incendio, poi ricostituiti raccogliendo esemplari diffusi in tutto l’impero, per poi essere distrutti definitivamente nel 408 per opera di Stilicone, secondo quanto riportato da Rutilio Namaziano nel suo poema “De Reditu”. Virgilio nel Libro VI dell’Eneide rappresenta la Sibilla Cumana come la sacerdotessa di Apollo e la custode dell’Ade. Giunto al tempio d’Apollo sull’Acropoli di Cuma, Enea viene condotto dalla Sibilla all’interno del tempio. "Ispirata" dal sacro furore di Apollo la sacerdotessa mostrerà ad Enea il mondo dell’aldilà e gli profetizzerà il glorioso futuro di Roma:


At pius Aeneas arces quibus altus Apollo
praesidet horrendaeque procul secreta Sibyllae,
antrum immane, petit, magnam cui mentem animumque
Delius inspirat vates aperitque futura.


("Ma il pio Enea sale ai colli, su cui alto Apollo domina, ai recessi profondi dell’orrenda Sibilla, antro selvaggio: cui il grande animo e il cuore empie il vate di Delo e le apre il futuro" Eneide VI, 9-12).
Dal tempio di Apollo la Sibilla ed Enea passano nell’antro. Dopo varie ricerche ed interpretazioni sembra ormai accertato che quest’antro aprendosi dalla parte del mare nella rupe, sulla cui cima stava il tempio, avesse un’entrata anche dal tempio per mezzo d’un corridoio sotterraneo. Per questo appunto sarebbero passati i due dopo essere entrati nel tempio.


Excisum Euboicae latus ingens rupis in antrum,
quo lati ducunt aditus centum, ostia centum,
unde ruunt totidem voces, responsa Sibyllae.
Ventum erat ad limen, cum virgo: "Poscere fata
tempus" ait; "deus, ecce deus!...


("Vaneggia il gran fianco dell’euboica montagna in un antro, cui cento larghi aditi guidano, cento gran porte; di là cento voci precipitano: della Sibilla i responsi. S’era alla soglia, e la vergine: "Chiedere i fati ora è tempo!, gridò. Il dio, ecco il dio!..." Eneide VI, 42-46).


L’antro della Sibilla così come descritto da Virgilio evoca suggestioni ma non da elementi chiari per la sua identificazione e solo lo pseudo-Giustino (IV sec. d.C) tramanda una descrizione realistica dell’antro. Pausania nel II sec. d.C. addirittura negò l’esistenza di una sede oracolare a Cuma. Gli archeologi impegnati nella ricerca dell’antro non furono favoriti dalle indicazioni della letteratura classica dimostratasi poco attendibile, ma quando nel Medioevo si cercò di trovare la grotta della Sibilla non si poté che iniziare dalla lezione virgiliana.

L’antro, infatti, fu  localizzato in alcuni ambienti ancora oggi noti come "Grotta della Sibilla", presso il lago d’Averno, da dove Enea e la Sibilla entrarono nel mondo dell’al di là. All’inizio del ’900 gli archeologi cominciarono a cercare l’antro della Sibilla sull’acropoli di Cuma e il Maiuri nel 1925 rinvenne la cosiddetta Crypta Romana, inizialmente creduta l’antro oracolare ma non corrispondente alle descrizioni note.

Questa galleria, di circa m. 180, fu scavata al di sotto dell’Acropoli in età augustea per collegare la città bassa di Cuma con la zona del porto e va messa in relazione con la Grotta di Cocceio sotto il Monte Grillo con cui si collegava la città bassa di Cuma con il Portus Iulius. Nel potenziamento generale dell’area flegrea grazie a queste due gallerie si veniva a creare un facile e strategico collegamento tra il Portus Iulius e il Porto di Cuma.

Durante gli scavi eseguiti nel 1932 emerse un nuovo ambiente scavato nel tufo a pianta quadrangolare e su una parete si evinceva un’apertura a sezione trapezoidale, che orientò gli scavi e palesarono un lungo dromos in tutto rispondente alla descrizione dello pseudo-Giustino che portò il Maiuri ad affermare che la cavità artificiale trovata era il tanto ricercato Antro della Sibilla. Ancora oggi quest’identificazione pur se suggestiva non risolve il problema della localizzazione della mitica spelonca sibillina, infatti studi recenti hanno interpretato la galleria come una struttura difensiva del V-IV secolo a.C. .

Il culto della Sibilla decade nel I sec. d.C. e nel Satyricon di Petronio la Sibilla compare anziana e decrepita dato che Apollo le ha donato l’immortalità ma non l’eterna giovinezza e ridotta ormai a una specie di ex-voto, chiusa in una bottiglia, la Sibilla chiede solo di morire, "apotanein thelo" (voglio morire), conferma letteraria del tramonto di un mito, di un’età e di una cultura, quella classica. Le figure delle Sibille saranno recuperate dal mondo Cristiano raffigurandole nelle chiese al fianco di profeti e santi.

 

VIRGILIO

 

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